domenica 22 maggio 2011

Ennasr, alle prese con l'architettura moderna

La moschea di Ennasr
Nasser non é la reincarnazione del Presidente egiziano Gamal Abdel Nasser. Non é nemmeno il joli prénom di un avvenente ragazzo. É piuttosto un quartiere, forse uno dei più moderni e più in voga di Tunisi. La rampante borghesia tunisina e un numero esiguo di stranieri ostentano la loro ricchezza rincorrendosi tra le quattro mura di una costruzione nuova, uguale a schiere di tante altre e preferibilemente con balconi di piccole dimensioni. A Nasser si potrebbe essere in qualunque posto nel mondo. Nasce come quartiere residenziale e si considera discretamente chic. Tanti palazzi uno accanto all’altro. Attaccati, senza lasciare nemmeno uno spiffero d’aria tra l’uno e l’altro. Preferibilmente tutti bianchi quasi della stessa serie. Come tante batterie di polli d’allevamento. Sono le sfumature quelle che cambiano e ogni tanto, qua e là, si intravede qualche tocco di grigio chiaro, beige o rosa.
I palazzoni invadono tutta la collina che dà il nome al quartiere stesso e le costruzioni si estendono dall’alto verso il basso. Rispettando lo stile delle città arabe moderne, libanesi o egiziane, sotto ai palazzi si assiste ad un proliferare di attività commerciali, in prevalenza ristoranti o caffè, per raggiungere i quali si deve salire o scendere (a seconda) un numero infinito di scalini. In percentuale, sono pochi i negozi in cui fare shopping. Un impegnativo saliscendi di scale davanti ad un défilé quasi infinito di caffè e ristoranti. Essenzialmente questo. I prezzi sono ovviamente molto più alti rispetto al centro. 
La stravagante moschea catalizza inevitabilmente l’attenzione, una specie di navicella spaziale è ancorata ad un minareto hi-tech che, affilato, a punta, tende dritto al cielo quasi come il famoso The Spire di Dublino. Mi ha fatto ridere sapere che Ayzza, ingenuo ragazzotto della medina, si chiedeva se Allah avesse accettato le preghiere innalzate dai fedeli che pregano in quella moschea. Forse anche a lui sembrava troppo moderna e lontana dall’architettura religiosa tradizionale. 
Un altro aspetto che forse non è conosciuto ai più è che alla fine del quartiere, nella parte più bassa della collina, è stato innalzato un muro, una netta separazione fisica con il quartiere povero, quello che si estende in orizzontale, da est a ovest, nella stessa melma senza elevarsi dal basso verso l’alto. Eppure la traduzione più precisa di Nasser è ‘donare la vittoria’, chissà cosa si intende per vittoria in un posto così…



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