martedì 19 luglio 2011

Due volte sullo stesso taxi

Su quel taxi ci ero già salita una volta ma non mi ero resa conto che quella fosse la seconda. Me ne sono accorta dalla voce del tassista che parlava al telefono. Ignoro il suo nome ma si tratta di un vecchietto che ha passato tutta la sua vita in Svizzera, motivato dall’ambizione e dal desiderio di cambiare, che mi sembra più à l’aise a parlare in francese che non in tunisino e che si diletta, quando torna al bilad, a guidare il taxi.
Senza mezze misure, è un sostenitore sfrenato della necessità di una guerra civile in Tunisia. Proprio così. Mentre alla radio trasmettono il discorso alla nazione del Primo Ministro Caid Essebsi, lui gli chiede le armi, quello che considera necessario per difendersi in una Tunisi così incerta. «Guerra civile una volta per tutte. C’è troppo non rispetto, troppa mancanza di educazione, di senso civico e allora ci si prende a schiaffi bene bene per un po’ e poi si ricostruisce uno Stato civile perchè vince veramente chi lo ha meritato. Così non si arriverà mai da nessuna parte. »
E continua dicendo che per lui la democrazia si basa su tre punti che rendono solido e compatto un Paese. 1. Il senso civico. Del tipo ‘non condivido ciò che dici ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo’, concetto che a Tunisi non esiste (secondo lui). 2. Il patriottismo inteso come attaccamento alla patria e consapevolezza dell’uno per tutti e tutti per uno. Cosa che a Tunisi si traduce, sempre e comunque, in non fiducia nei confronti del prossimo, chiunque esso sia (insiste lui). 3. La professionalità. Ossia l’ambizione e la voglia di voler fare, di voler cambiare la condizione di ognuno attraverso il lavoro che, a volte, nobilita davvero l’uomo. Sarebbe questo il caso della Tunisia (ribadisce lui).

Quello che mi incuriosisce sono la sua onestà, la determinatezza e la spontaneità nell’ammettere che i Paesi arabi non si fondano su una struttura democratica, motivo per il quale non potrà mai esserci la democrazia. E argomenta sostenendo che anche nel Corano e negli hadith ( i detti) del profeta non c’è democrazia se non uno spiraglio soltanto. Perchè Allah dice in tono perentorio « se vuoi salvarti devi fare questo, punto. Non è lasciato spazio alla libera scelta dell’uomo, è Allah che decide cosa sia giusto e cosa no. »
Inoltre, ogni aspetto della società arabo-musulmana è fortemente basato sulla gerarchia e questo fa sì che sia sempre il pater familias a comandare senza se e senza ma (o comunque la persona più anziana della famiglia), senza possibilità di replica….e allora come la democrazia ?

Ci sto pensando da quando sono scesa dal taxi…

Nessun commento:

Posta un commento