venerdì 15 novembre 2013

Il fenomeno, ormai molto diffuso, dei matrimoni illegali tra i rifugiati siriani in Giordania

Mentre sposava un saudita di 45 anni, Alia, siriana di 17 anni, si ripeteva che finalmente la fortuna girava dalla sua parte. Fuggita da Homs con la madre nel 2011, arrivata in Giordania, era diventata ospite del campo di Zaatari*, insieme ad altri 130.000 rifugiati.
Dopo aver trascorso un anno nel campo, la proposta di matrimonio da parte del saudita le sembrava troppo bella per essere vera. Secondo quanto racconta la madre di Alia, alla donna era stata offerta la somma di 4.000 dinari di dote (5,200USD) e la promessa di una vita felice in Arabia Saudita. Nonostante l'uomo avesse 25 anni più di lei, Alia era d'accordo. I due, dopo la cerimonia del cosiddetto matrimonio barrani, un termine colloquiale per designare i matrimoni non ufficiali e illegali che ormai dilagano tra i siriani in Giordania, consumano il loro matrimonio. Un mese e mezzo dopo, l'uomo torna in Arabia Saudita. Alia e la madre, il cui marito è morto in Siria, rimangono sole in una casa fatiscente di Amman, nel quartiere di Jabal al-Hussein. Non possono contare su nessun aiuto, nessun sostegno o mezzo legale per rintracciare il marito di Alia. Non possiedono nessun documento del matrimonio e di lui non hanno più avuto alcuna notizia.
Alia è solo una delle centinaia di rifugiate che sono diventate vittime del matrimonio barrani in Giordania. Radio al-Balad** ha recentemente pubblicato un rapporto che esamina centinaia di casi di tali matrimoni non autorizzati, in base ai quali i rifugiati ricorrono ad un'unione illegale, priva di riconoscimento o di protezione ufficiale. Il Dipartimento del Giudice Capo della Corte islamica della Sharia, legge islamica, della Giordania, ufficialmente chiamato il Supreme Judge Department (Dipartimento del Giudice Supremo), ha ratificato 313 matrimoni barrani nel 2012. Ma, secondo la giornalista giordana Etaf Roudan e il team di Radio al-Balad, il numero dei matrimoni illegali è molto più elevato e cresce ogni giorno di più, soprattutto nei campi profughi siriani. Nel corso di un anno di indagini portate avanti da Arab Reporters for Investigative Journalism (ARIJ), Radio al-Balad documenta sedici casi di questi matrimoni. Le conseguenze del matrimonio barrani  vanno dai matrimoni di minorenni all'abbandono arbitrario fino alla mancanza di riconoscimento per i bambini nati da questo matrimonio. Inoltre, unioni civili non esistono in Giordania, dove è richiesto sia ai cittadini che ai rifugiati di sposarsi secondo la legge religiosa.
La maggior parte dei rifugiati siriani sono musulmani e, ufficialmente, il matrimonio richiede una serie di documenti e procedure da rispettare che sono decise dal Supreme Judge Department: dalla prova documentata di stato celibe fino agli esami del sangue per i testimoni. Molti siriani stanno cercando asilo in Giordania senza avere documenti ufficiali. In campi come Zaatari, infatti, la maggior parte dei rifugiati non ha mezzi sufficienti per comprare alimenti di base o altri beni, per non parlare dell'impossibilità di ricevere i documenti dalla Siria. In questa situazione, l'unica opzione che i rifugiati hanno è quella di richiedere un permesso per lasciare il campo (di solito proibita senza la garanzia di un cittadino giordano), raggiungere l'ambasciata siriana e chiedere di poter ottenere i nuovi documenti. Questo processo richiede tempo e denaro che i siriani non possono permettersi, soprattutto senza alcuna garanzia di successo. Di conseguenza, i rifugiati ricorrono a matrimoni non ufficiali, di solito celebrati da uno sceicco di fortuna scelto tra i leader tribali all'interno dei campi profughi. Yassin Algadan, un siriano di 70 anni, ha affermato a Radio al-Balad di aver celebrato almeno dieci matrimoni illegali tra rifugiati, nel 2012. "I siriani vivono già in situazioni difficili senza documenti d'identità. Il matrimonio legale è praticamente impossibile per loro", ha detto Algadan. "Inoltre, questo tipo di matrimonio impedisce il reato di adulterio." "Pur essendo illegale per mancanza di documenti, infatti, questo tipo di matrimonio non è haram, cioè moralmente non lecito", dice Roudan. 
Secondo il Supreme Judge Department (SDJ), i profughi che desiderano sposarsi possono direttamente rivolgersi ad un funzionario chiamato ma'athun. Il ma'athun deve essere in possesso di una laurea in legge e di una prova del Supreme Judge Department, che certifica le sue competenze nel poter officiare matrimoni legali. Ma nel campo di Zaatari, non c'è nessun ufficio ma'athun. Infatti, le autorità del Supreme Judge Department hanno affermato che a Zaatari non esiste un unico ma'athun ma una serie di funzionari che si alternano.
Nel frattempo, l'amministratore del campo di Zaatari, Rafaat al-Hamidi, ha detto che "non passa giorno senza matrimoni barrani". "Nessuno impedisce che questo avvenga, anche se formalmente questi matrimoni non sono permessi", ha affermato al-Hamidi. 
Senza risarcimento o una corretta gestione da parte del Supreme Judge Department, del Ministero dell'Interno e dell'ambasciata siriana ad Amman, i matrimoni barrani continueranno a diffondersi e il numero delle vittime come Alia crescerà ogni giorno di più.


Per l'articolo originale, cliccate qui: 

Nessun commento:

Posta un commento