venerdì 10 gennaio 2014

Quando il fumetto è perla di saggezza: ecco L'ebreo di New York di Ben Katchor

[...] Leggiamo i giornali e siamo consci della terribile epidemia di follia che sta imperversando sulla Nazione. Uomini e donne distolti dalla loro fattoria autosufficiente, e convertiti a vita da stipendiato nelle città, attratti da oggetti perfetti che non possono ottenere altrimenti. Le loro grandi aspettative vengono presto dissipate. Per pagare l'affitto di una stanza male arieggiata sopra una bettola, sono costretti a lavorare quindici ore al giorno, sei giorni alla settimana. Il loro unico giorno di riposo è trascorso in una dissoluta confusione di alcool e trattamenti licenziosi. Sono divenuti inconsapevolmente schiavi della loro paga: strumenti nell'accumulazione del capitale per un manipolo di plutocrati senza volto. Sono torturati, giorno e notte, dalla paura di un imminente fallimento. Sanno bene che il fallimento economico conduce alla solitudine, all'indigenza e alla prigione. Sono rimasti a guardare molto spesso inermi mentre i loro conoscenti meno fortunati si schiantavano contro le scogliere del capitalismo. C'è poi da meravigliarsi che i manicomi siano pieni fino a straripare di questi giovani arrivisti? [...]

Per saperne di più: http://it.wikipedia.org/wiki/L'ebreo_di_New_York

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