mercoledì 5 febbraio 2014

"Il Mondo di Aisha", un viaggio fra le donne dello Yemen

Se a leggerlo è una donna europea, il "Mondo di Aisha" è un libro che ferisce, non lascia lividi ma ferisce. Si parla di donne, di donne lontane, di donne coperte di nero "che spariscono via come gli uccelli", di visi che non vedi, di mamme abituate a vivere la pienezza della vita in una dimensione privata, quella che si svolge dentro le mura di una casa, con un uomo che nella maggior parte dei casi non le vede, non si è mai soffermato a parlarci, non le conosce, perché non è mai stato educato a farlo e forse non gli interessa nemmeno tanto. Ne "Il Mondo di Aisha", la donna è abituata a muoversi in un perimetro ben definito e controllato dallo sguardo dell'uomo, è solo la madre dei suoi figli, la sua cuoca, colei che lava i suoi vestiti e la sua compagna di letto. Non molto altro. Lo vuole la tradizione, perlopiù. Adesso però, qualcosa sta cambiando.
Ad eccezione dei villaggi più poveri e remoti in cui la tradizione continua a dominare sulle convenzioni sociali, le donne di Sana'a rivendicano la loro dignità, lavorano, sono apprezzate per la loro professionalità e cercano il loro spazio lontano da casa.
Quando si tolgono il niqab, sono come me e te. Sono belle, snelle, solari, sinuose, affascinanti, iperattive, piene di impegni: sono donne. Che non meritano di essere guardate o, peggio ancora, giudicate solo per il "cappotto" che vestono, che molto spesso vogliono indossare per proteggersi dalla società nella quale vivono, che conoscono e continuano a voler rispettare. In molti casi, sono donne libere nell'anima e non schiave degli sguardi altrui...

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